vendredi 30 août 2013

Viva il Divanetto !



Ci vediamo a Parigi, Clermont-Ferrand, Venezia o Formeniga da Lionello ...
Un abbraccio forte a tutti


Paola & Suada

mardi 15 mars 2011

L'isola di Mazzorbo (Una Serata con Lionello)

Caro divanetto,

Una settimana fa Lionello il fidanzato di Paola ci ha fatto una lezione d'italiano parlando d'una piccola isola nella Laguna Veneta che si chiamo Mazzorbo.
Non conosco il titolo del articolo ma era publicato in Meridiani, Laguna Veneta (rubrica Scoperte).





Eccolo !

La bora soffia forte, spazzando via nuvoloni che minacciano pioggia su Venezia e sulla Laguna Nord.E costringe a stare seduti nella cabina del motoscafo che, in poco più di 30 minuti, ci porterà all'isola di Mazzorbo, piccolo lembo di terra collegato con un ponte a guel trionfo cromatico che è Burano. Non siamo qui per visitare atelier di merlettai o per parlare con pescatori di moleche, ma per vedere vigne. Meglio, un vignetto davvero particolare.

Mazzorbo offre subito un volto più soft rispetto a Burano. Accanto all'attraccole case ostentano un'antica nobiltà che non ferische gli occhi con lampi di colore. Poi un lungo muro di mattoni rossi e pietra con una targa che recita : "Rifatto nel 1727". Su tutto domina il verde delle piante e, in lontananza, i profili azzurognoli delle montagne. Passato un portoncino, subito ci troviamo in un luogo insolito : casette coloniche disposte a 'L', il portico dove un tempo venivano puliti gli ortaggi, un cantinone, un cortileto verdissimo circondato da piante da frutta e una vigna murata, come la chiamano qui, per il muro che protegge dal vento e dal mare. In un angolo svetta un campanilo sbilenco che, nella parte più esposta, mostra mura sbrecciate e tormentate da secoli di lotta contro gli elementi. Oltre il vigneto, il piccolo specchio d'acqua di una pesciera bordata da alberi.

All'ombra ci attende Gianluca Bisol, che con il padre e i fratelli gestisce una delle più prestigiose aziende venete di Prosecco e Cartizze. Ma che ci fa lui qui, in un vigneto di poco più di un ettaro della Tenuta Scarpa Volo, quando sui colli della sula Valdobbiadene le vigne si stendono a perdita d'occhio ?

E la storia di un innamoramento e di una sfida. "Qualche volta accompagnavamo clienti e amici a Venezia per visitare i luoghi classici del centro storico. Poi la curiosità mi ha spinto sulle altre isole e ho scoperto un mondo affascinante. Ricordo la prima volta che ho varcato quel muro, ho visto il campanile sul vigneto ormai abbandonato, la laguna sulla sfondo, mi sono venuti i brividi e ho cominciato a fantasticare. Mi sono anche chiesto se la viticoltura qui fosse un fatto sporadico oppure consolidato e ho commissianato a una storica locale, Carla Coco, uno studio. I risultati sono stati sorprendenti." Ma tutto questo non bastava. All'indagine storica ne andava affiancata una scientifica. "Bisognava capire se i terreni fossero ancora morfologicamente adatti a questo tipo di coltivazione e i risultati ne hanno confermato l'idoneità."

A questo punto entra in campo la sfida: il Comune di Venezia, cinque anni fa, aveva già sistemato la parte immobiliare della tenuta lasciata all'entre pubblico dalla famiglia Scarpa Volo, con l'obbligo di recuperarne la vocazione agricola. Con Alberto Sonino, giovane e famoso velista veneziano, Gianluca costituisce la società Terre di Venezia e fa un progetto per la municipalità. "Dei13 presentati è stato scelto il nostro", ricorda, "che era volto al recupero della tradizione viticola di ques'isola." Un investimento privato (circa un milione di euro) su una proprietà che è sarà pubblica e che viene data in concessione per 9 anni rinnovabili. "Abbiamo iniziato a cercare i vitigni autoctoni. La scelta è caduta sul Dorona, un vitigno a bacca bianco dette anche Uva d'Oro. Per due anni, con mio fratello Desiderio, abbiamo fatto microvinificazioni di 150 litri per raffinare questo vino che è sapido, ricco di sali e di profumi varietali. Il risultato è ottimo. Cosi abbiamo trovato un centinaio di piantine, ricavato le barbatelle e due anni fa le abbiamo trapiantate nel vigneto. Ma per la prima produzione dovremo attendere il 2011. Saranno circa 8.000 bottiglie all'anno : roba da collezionisti."

LA RINASCITA DEGLI ORTI

Nella rinata Tenuta Scarpa Volo non ci sarà solo il vigneto. Verranno impiantati degli orti, uno affidato a Slow Food che qui avrà una sede regionale, gli altri curati dagli anziani e dai bambini dell'isola; la peschiera tornerà attiva, sono previsti un relais con 6 camere e il ristorante Paola Budel per Jada mentre il cantinone ospiterà mostre ed eventi, e, per un mese all'anno, sarà disposizione degli abitanti; "Per tutto questo", spiega Gianluca, 'abbiamo scelto l'eccellenza; il luogo, l'atmosfera, le strutture e la chef che ha lavorato nei migliori ristoranti stellati del mondo." Chiamata in causa, sorride la bellunese Paola Budel che, col fidanzato Franco, sarà responsabile de locale. "Un'esperienza entusiasmante perché qui faremo una cucina immediata, seguendo la stationalità e la freschezza dei prodotti top. Non solo pesce, dunque, ma ache ortaggi, carni, quanto di meglio offre la laguna. Piatti non solo veneziani, certamente veneti, ma anche creativi." Camminiamo trai i filari. Le piantine crescono e qua è là qualche rosa è sbocciata sui pali della vigna. "Le rose non sono li per fini estetici. In passato monaci e monache li utilizzavano a scopi medicinali. Famosi erano i roseti nella vigna di Santa Eufemia a Mazzorbo o le viole in una vigna di Malamocco. Gli ordini religiosi hanno avuto un ruolo fondamentale nella viticoltura in Laguna, producendo vino per uso liturgico e da offrire ai pellegrini. Il nostro è un recupero storico : isole grandi comme Sant'Erasmo e piccole come la nostra, Torcello, San Francesco del Deserto, erano gli orti di Venezia ; carciofi, asparagi, vino, frutta si portavano al mercato di Rialto e poi finivano sulle tavole dei nobili." Una voce spesso dimenticata, in favore della Venezia dedita ai traffici via mare e alla pesca. "Lasciamo una volta tanto le navi, le esplorazioni, le merci, in una parola l'acqua, e rivolgiamoci alla terra. ", scrive Carla Coco ; "terra, salata, avara, microscopica, particolarissima, che tuttavia a guardarla da vicino riserva non poche interessanti sorprese."
Il nome del vino Gianluca l'ha già trovato ispirandosi al poeta Andrea Zanzotto che vive in Valdobbiadene. 'In una sua lirica ho trovato questo passo : "Venezia, Venissa, Venusa". Il nome sarà Venissa." Dopo anni di silenzio e inattività si tornerà a vendemmiare ai piedi del campanile sbilenco di Mazzorbo. E chissà, magari come premio per la sua pazienzà, potrebbe diventare il logo dell'etichetta del vino di Venezia.

jeudi 31 décembre 2009

Il futuro prossimo del Divanetto (2008)?

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